
Il suo stile è inconfondibile: frammenti di Sardegna reinterpretati con gusto contemporaneo. Trame di abiti, volti e parti decorative definiscono il tempo e il luogo della sua opera muraria. Lui è Mauro Patta, artista di Atzara, terra di vino, dolci colline colorate dal sole e dalle vigne, terra ospitale per pittori e poeti. È proprio da questo mondo, denso di colore e di luce, che Mauro trae spunto per raccontare la Sardegna, per svelare in uno spazio murario il senso dei luoghi: la storia, i colori, il saper fare e per regalarci bellezza e significato.
In un’epoca caratterizzata da facilitazioni tecnologiche, da banali copie del vero, o da riproposizioni infinite e inutili di scene di vita passata, dove il superfluo e il brutto imperversano, l’arte vera, il genio che ha qualcosa da dire emerge in modo ancora più evidente. Non passerete veloci e distratti dinanzi ai murales di Mauro Patta: vi fermerete rapiti dai suoi volti e dai colori assoluti, perché la vera arte sospende il quotidiano e il chiacchiericcio, portando con sé un momento di silenzio e di tensione tra il bello e ciò che rappresenta. L’arte muraria è democratica: non conosce il riparo dei musei, sotto i cieli, si offre alla mutevolezza del tempo e allo sguardo di tutti. La street art di Mauro Patta va oltre la riqualificazione degli spazi o il semplice abbellimento dei luoghi: trasforma i grandi spazi murari in visioni condivise e inclusive, offrendo un immaginario antico e nuovo, potente, a tutti, indistintamente.
Le opere di Mauro Patta abitano i muri di diverse località della nostra isola, ma si trovano sue opere anche in Sicilia, in Francia e in Russia. Cercatele e perdetevi tra i volti e le trame di abiti e utensili, tra le pennellate di colore e di geometrie perfette, dove sta la bellezza e un’anima mai banale e non folkloristica della nostra isola.

Mauro, raccontaci un po’ di te: come è nata la tua passione? La sentivi già da piccolo o si è sviluppata nel tempo?
La passione per la pittura l’ho sempre avuta sin da piccolo. Quando la maestra chiedeva “cosa vuoi fare da grande” la mia risposta era sempre “da grande voglio fare il pittore”. Ho sempre disegnato a matita e più crescevo, più dedicavo tempo al disegno. Poi sono andato al liceo artistico e da lì ho iniziato a scoprire anche la pittura, tecnica che ho perfezionato nel tempo frequentando l’Accademia di Belle Arti di Firenze e poi lavorando come pittore di porcellana alla manifattura Richard Ginori di Sesto Fiorentino.
Quanto è importante Atzara per la tua arte?
Atzara è molto importante per me, d’altronde qui è iniziata la mia carriera da muralista.
Perché ti dedichi all’arte muraria? Che significato ha?
Mi sono avvicinato al muralismo dopo aver vinto un concorso ad Atzara e da lì mi sono innamorato in quel tipo di arte. Prima di tutto la filosofia di creare arte per chiunque è affascinante, è totalmente opposta al classico rapporto artista – galleria – committente, qui c’è un dialogo diretto con lo spettatore, dialogo che nasce prima che l’opera sia completata.
Un altro lato interessante del muralismo è la possibilità di dipingere in grandi dimensioni, ogni volta è una sfida per me.
C’è un significato collettivo di un’opera di arte muraria?
Un’importante funzione del muralismo e della street art è la riqualificazione urbana e qui come artista ho una responsabilità di rendere un posto più bello rispetto a come era prima, soprattutto per chi lo vive tutti i giorni.
Esprimi la sardità (le tradizioni, gli abiti…) in chiave moderna: l’antico e contemporaneo con veste elegante.
La cultura sarda è molto ricca, ha tanto da offrire a un artista, per me è una continua fonte d’ispirazione. Ma sono il figlio di questo tempo e quindi cerco di raccontarla con il linguaggio più contemporaneo.
Le parti decorative sono molto importanti, sono un po’ la chiave della tua arte.
La parte grafica decorativa è un’inclinazione acquisita probabilmente durante il mio percorso all’interno della manifattura di porcellana Richard Ginori. Mi piace utilizzare questo strumento perché non ha solo funzione estetica ma può rafforzare il carattere dell’opera, per esempio renderla più delicata o al contrario più forte e diretta.
Un altro elemento importante è la composizione, sempre accurata e molto elegante.
La composizione è un elemento fondamentale dell’opera e parte sempre dalla forma della parete, infatti lo stesso tema può essere raccontato diversamente su muri differenti. E anche essa è uno strumento potente per trasmettere il carattere dell’opera.
Quale è stata la tua prima opera?
La mia prima opera muraria, come dicevo, l’ho realizzata ad Atzara nel 2014 dopo aver vinto un concorso. L’ho intitolata Maternità e rappresenta una donna in costume tipico che tiene in mano un grappolo d’uva per via della storica cultura vitivinicola, un dolce tipico del paese e un pennello per raccontare il legame che Atzara ha sempre avuto con i tanti artisti isolani e internazionali.
A cosa stai lavorando adesso? Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sto realizzando un murale a Esterzili, un’opera dedicata al tempio di Domu ‘e Urxia. Ci sono sempre diversi progetti in lavorazione, ognuno nella propria fase di elaborazione: qualcosa in fase di bozzetto, qualcosa in fase organizzativa, etc.