Dopo i bestseller I due volti dell’anima (2018) e Il sogno di Amsicora (2021) Stefano Piroddi ci riporta ancora una volta al glorioso tempo dei nostri avi.

Nel primo e nel secondo capitolo abbiamo visto un Amsicora che cresce ed evolve, da giovane sognatore a leader della grande coalizione che affrontò Roma nel 215 a.C.

Nel terzo si riparte dalle ceneri della sconfitta, Roma controlla le coste e le zone più fertili dell’isola ma lo spirito dei Sardi è tutt’altro che rassegnato. Meglio morire per un grande ideale piuttosto che vivere soggiogati da una civiltà materialista come quella romana.

Il ritmo della scrittura è sempre incalzante, continui i colpi di scena. Le vicende dei protagonisti, come quelle di Iosto o delle piccole sciamane, rendono vividamente l’atmosfera di un momento cardine della storia dell’isola.



Come spiega lo stesso autore, nonostante alcune lievi licenze tra cui ad esempio la presenza delle statue di Mont’e Prama ancora in piedi (furono distrutte alcuni secoli prima, ndr), la saga è ambientata in un passato reale ma poco conosciuto ai sardi stessi.

Oggi c’è la necessità di far conoscere meglio la storia della Sardegna di quel periodo, perché parliamo di gesta davvero notevoli.

Alcuni dei nomi più celebri del mondo romano, tra cui Tito Livio e Cicerone, nei secoli successivi celebrarono i fasti della loro città rappresentando Amsicora e compagni nel modo più offensivo. Ma lo fecero per risentimento.

Livio ad esempio, nella sua monumentale Ab urbe condita, prima umilia i Sardi descrivendoli come facile vinci, facilmente battibili, deboli, salvo poi contraddirsi in un altro passo della stessa opera dove li descrive come popolazione ne nunc quidem omni parte pacata, ossia non ancora del tutto pacificata (sottomessa).



Restano i fatti. Decine di battaglie e secoli di scontri non furono abbastanza per conquistare il cuore dell’isola. A più riprese i condottieri romani celebrarono in Campidoglio il trionfo sui Sardi e la conquista della Sardegna, salvo poi dover rimandare indietro le loro legioni.

La saga di Sandahlia nasce proprio da questo, dalla capacità di un popolo di mostrare grande attaccamento ai valori antichi unito ad una eccezionale capacità di resistenza all’invasore.

Protagonisti assoluti, insieme al condottiero Amsicora e ai suoi guerrieri, sono gli sciamani e le sacerdotesse, determinati a difendere con la vita la loro terra e le loro tradizioni dall’incedere del materialismo rappresentato da Roma.

Sopra di tutto però emergono chiaramente i valori che li ispirano, valori che legano le donne e gli uomini di Sandahlia all’intero creato, con il quale si sentono connessi e dal quale si sentono guidati. Ognuno ha un compito nella vita, uno spartito da eseguire nel migliore dei modi per donare alla comunità la sua migliore melodia.

Solo ispirandosi alla parte più nobile dell’animo e facendo del proprio meglio per il bene della comunità ha senso lo sforzo ed il sacrificio. Solo così, a ben vedere, ha senso vivere.


Nel video l’autore Stefano Piroddi racconta il mondo di Sandahlia al festival Neanche gli Dei 2025