
L’8 e il 9 giugno 2025 saremo chiamati a votare su cinque quesiti fondamentali che riguardano i diritti dei lavoratori, la giustizia sociale, la cittadinanza e la responsabilità negli appalti. Temi che toccano direttamente la vita di ciascuno di noi e che hanno un impatto concreto sul nostro quotidiano.
Questi referendum non sono frutto del caso: sono il risultato di un impegno collettivo straordinario.
È importante ricordare che il referendum sarà valido solo se parteciperà almeno il 50% degli aventi diritto al voto.
Pertanto, esercita il tuo diritto di voto: è un dovere civico fondamentale. Non astenerti.
Spesso ci sono referendum tecnici o poco chiari. Non è questo il caso a parte per il punto 4 che potrebbe diventare un’arma a doppio taglio. In generale comunque in questo referendum si parla di reintegro per chi viene licenziato ingiustamente, parità di diritti per chi lavora nelle piccole imprese, limiti all’abuso dei contratti precari, responsabilità nelle catene degli appalti e diritto alla cittadinanza per chi è cresciuto in Italia.
C’è chi prova a screditare il referendum con argomenti pretestuosi o promuove l’astensione. Ma è proprio ora che serve partecipare: per rafforzare i valori europei di giustizia e coesione, e rendere l’Italia un Paese più forte e moderno.
Ecco una guida punto per punto, con esempi concreti, falsi miti smascherati e chiarimenti per tutti: lavoratori, giovani, pensionati e imprenditori.
- Reintegro in caso di licenziamento illegittimo
Quesito: Vuoi ripristinare il diritto al reintegro sul posto di lavoro per chi viene licenziato senza giusta causa?
Votando SÌ: il lavoratore ingiustamente licenziato potrà tornare al suo posto. È una tutela di dignità, non un privilegio.
Votando NO: si lascia in vigore il sistema attuale, dove al massimo c’è un risarcimento economico.
Perché è importante: Un giovane dipendente licenziato arbitrariamente non deve finire in balia del mercato senza difese. Un lavoratore con famiglia e figli non può essere messo alla porta per motivi pretestuosi. Il SÌ protegge tutti.
Falso mito: “Con il reintegro le aziende non potranno più licenziare.”
Realtà: Le aziende potranno continuare a licenziare per motivi economici o disciplinari reali. Il SÌ riguarda solo i licenziamenti senza motivo.
Gli imprenditori onesti non hanno nulla da temere. Solo chi vuole licenziare senza giustificazioni ha interesse a votare NO. E questa non è imprenditoria: è abuso.
- Indennità per licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese
Quesito: Vuoi eliminare il limite massimo all’indennità che un giudice può stabilire quando un lavoratore di una piccola impresa (con meno di 15 dipendenti) viene licenziato senza una giusta causa?
Votando SÌ: si rafforza la tutela per chi subisce un licenziamento senza un giustificato motivo, permettendo al giudice di decidere un risarcimento equo, senza essere bloccato da un tetto massimo (oggi fissato a 6 mensilità). È una scelta di equità che colma una disparità: oggi chi lavora in una piccola azienda è meno protetto di chi lavora in una grande, anche se subisce un torto grave.
Votando NO: si mantiene una norma che limita fortemente il diritto al risarcimento per chi lavora in piccole imprese. Anche quando il licenziamento è chiaramente illegittimo, il giudice non può superare soglie rigide, spesso insufficienti a compensare il danno subito.
Falso mito: “Così le piccole imprese non riusciranno più a licenziare.”
Realtà: Le imprese potranno continuare a licenziare per motivi legittimi. Il referendum riguarda solo i casi in cui il licenziamento è ingiustificato. Non si penalizzano le aziende corrette: si responsabilizzano quelle che licenziano senza motivo.
Riflessione: I piccoli imprenditori affrontano grandi difficoltà, ma non è riducendo i diritti di chi lavora che si aiutano le imprese. Il vero ostacolo è altrove: burocrazia, fisco, accesso al credito. Questo referendum è solo un tassello, ma un tassello giusto: difende chi subisce un’ingiustizia e spinge verso un sistema più serio, più corretto, più civile.
- Contratti a termine – Limite e causale obbligatoria
Quesito: Vuoi eliminare la possibilità di prorogare i contratti a termine oltre i 12 mesi senza indicare una causa precisa?
Votando SÌ: si contrasta l’abuso dei contratti precari, imponendo che dopo 12 mesi il contratto a termine possa essere prorogato solo se c’è una motivazione chiara e giustificata (la cosiddetta “causale”). Si garantisce così maggiore trasparenza e stabilità per chi lavora.
Votando NO: si lascia che le aziende continuino a rinnovare contratti a termine fino a 24 mesi senza dover giustificare il motivo, permettendo un uso prolungato e spesso ingiustificato della precarietà.
Per giovani e studenti: Questo quesito tocca direttamente il problema del precariato giovanile. Il SÌ è un primo passo per restituire dignità e prospettive stabili a chi entra nel mondo del lavoro.
Falso mito: “Così si elimina la flessibilità.”
Realtà: Il contratto a termine non sparisce, ma viene regolato meglio. Dopo un anno, l’azienda dovrà spiegare perché non può offrire un contratto stabile. È una scelta che tutela i lavoratori seri senza bloccare le esigenze reali delle imprese.
- Responsabilità del committente negli appalti
Quesito: Vuoi che il committente (pubblico o privato) sia responsabile insieme all’appaltatore se quest’ultimo viola i diritti dei lavoratori?
Votando SÌ: si introduce una responsabilità solidale, per cui anche il committente può essere chiamato a rispondere se l’impresa è insolvente e non paga o non tutela i lavoratori. L’obiettivo è evitare che le imprese possano eludere le regole o scaricare sui lavoratori le conseguenze della loro cattiva gestione. Questo può rafforzare la tutela dei diritti dei lavoratori, soprattutto nei settori più esposti ad abusi (come l’edilizia e i subappalti irregolari).
Votando NO: si mantiene la responsabilità esclusiva dell’impresa, evitando che il committente (inclusi i privati cittadini che ristrutturano casa) venga coinvolto in problemi causati da negligenze altrui. Questo protegge chi commissiona i lavori da oneri e rischi legali non previsti, specialmente in caso di fallimento dell’impresa.
Falso mito: “Il SÌ penalizza solo le imprese scorrette.”
La verità: La misura può avere ripercussioni anche sui committenti onesti, inclusi cittadini comuni, che si troverebbero potenzialmente coinvolti in cause o richieste di risarcimento se l’impresa fallisce o non rispetta i propri obblighi. Per questo il quesito è delicato e va valutato con attenzione: si tratta di bilanciare la tutela dei lavoratori con la protezione dei committenti che agiscono in buona fede.
- Cittadinanza per chi è cresciuto in Italia
Quesito: Vuoi abrogare le norme che rendono difficile ottenere la cittadinanza per chi è nato o cresciuto in Italia?
Votando SÌ: si semplifica un percorso lungo e spesso discriminatorio. Chi è italiano nei fatti potrà esserlo anche nei diritti.
Votando NO: si mantiene un sistema che esclude ragazzi e ragazze che vivono, studiano e lavorano in Italia da sempre.
Falso mito: “Si regala la cittadinanza.”
Realtà: Il SÌ riguarda solo chi ha reali legami con il Paese. L’Italia diventa più giusta, più inclusiva e più vicina agli standard europei.
Perché votare è fondamentale
C’è chi spera che l’affluenza sia bassa, così da invalidare il referendum. Ma se questo accadesse, milioni di persone avrebbero perso un’occasione storica.
Il voto diretto è uno degli strumenti più potenti della democrazia. E questa volta è su temi che toccano tutti, non solo una categoria. Lavoratori, imprenditori onesti, giovani precari, cittadini di oggi e di domani.
Chi ha davvero a cuore l’Italia non può restare a casa. Votare significa avvicinarsi ai valori dell’Unione Europea, a un Paese più moderno, equo e competitivo.
L’astensionismo non è neutralità. È rinunciare a decidere.
Scegli con consapevolezza. Parla con chi ti sta intorno. Informati, partecipa. Perché il cambiamento inizia da chi ha il coraggio di votare.