
Un film documentario toccante e drammatico, capace di mettere in luce con efficacia visiva cosa significa nascere palestinese in una zona contesa con il governo israeliano.
A poche settimane dal ricevimento del prezioso riconoscimento Hamdan Ballal, co-regista del documentario, è stato prima arrestato durante uno scontro con dei coloni israeliani per poi essere rilasciato oggi, martedì 25 marzo. Lo rende noto il suo avvocato Lea Tsemel al quale Ballal, arrestato ieri sera in Cisgiordania, ha raccontato di essere stato tenuto al freddo ”ammanettato, bendato e picchiato tutta la notte in una base militare” dell’esercito israeliano (fonte Adkronos).

Il film. No other land racconta la vicenda di Basel Adra, giovane avvocato palestinese che vive a Masafer Yatta. Basel, come il resto della sua comunità, è costretto fin da bambino a convivere con le continue pressioni dell’esercito israeliano e dei coloni israeliani, che cercano di occupare le loro terre.
Attraverso registrazioni durate anni il protagonista, grazie al pass da giornalista, riesce a documentare con la sua videocamera la graduale cancellazione del suo villaggio e di quelli circostanti. Settimana dopo settimana le ruspe scortate dai militari distruggono case e fattorie, costringendo le famiglie a vivere nelle grotte o a emigrare nelle città.
Basel è accompagnato da Yuval, giornalista israeliano suo coetaneo che si unisce alla causa e per anni denuncia attraverso i suoi articoli quello che vive e registra quotidianamente. Tra loro nasce una profonda amicizia, anche se Yuval non viene accettato da tutta la comunità del villaggio a causa delle sue origini.
Il legame mette in luce una profonda disuguaglianza tra loro: Basel vive sotto la pressione fisica e psicologica data dalla presenza dei militari, Yuval è libero e senza restrizioni.

Oltre al premio come miglior documentario agli Oscar 2025, No Other Land ha ricevuto tantissimi altri riconoscimenti tra cui quello alla Berlinale 2024 o agli EFA (European Film Awards) 2024.
Il film è stato realizzato da un collettivo palestinese-israeliano formato da quattro giovani attivisti e rappresenta un emozionante messaggio di speranza verso l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Carlo Manca